Talamello, capitale dell’Ambra
(Talamèl, in romagnolo)
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– DOVE SI TROVA?
Talamello è addossata alle pareti del Monte Pincio e controlla la vallata con Novafeltria, nata proprio dal distacco con il paese circa cento anni fa. Dalla parte del fiume Marecchia si stagliano i dirupi su cui svettano le fortezze di San Leo e Maioletto. Talamello confina con la Provincia di Forlì-Cesena e con i comuni romagnoli di Maiolo e Novafeltria.
– STORIA
Talamello fu possedimento della chiesa feretrana fino al 1296, quando il ghibellino Pagani, conducendo riminese e montefeltrani assieme (caso raro nella storia della Romagna), riuscì a conquistarlo. Questo dominio durò poco perché Talamello fu subito riconquistata da Roma e data a Uguccione della Faggiola, entrando sotto il controllo della casata. Alla fine del Trecento il territorio venne venduto a Galeotto Malatesta e poi nel 1416 confermato a Carlo Malatesta. Alla fine di quel secolo Pio II lo infeuda ai Guidi di Bagno e ai Malatesta di Sogliano, dando inizio alla produzione di polvere da sparo nei mulini di Talamello che si concluderà nella seconda metà del secolo XX, dopo 500 anni di attività.
Nel 1907 il territorio del comune di Talamello fu diviso in due comuni: Talamello e Mercatino Marecchia. Tutte le frazioni scelsero di passare al nuovo comune e Talamello restò sola arroccata sullo sperone di roccia.
– DA VEDERE
Cella. Cappella fatta costruire da Giovanni Seclani nel 1437, completamente affrescata da Antonio Alberti di Ferrara. Sono dipinte scene dell’Annunciazione e della Madonna in Trono sulla parete di fondo. Nelle pareti laterali sono rappresentate l’Adorazione dei Magi, la Presentazione al Tempio e due schiere di Santi. Le volte a crociera raffigurano gli evangelisti e i Dottori della chiesa, in questi pochi metri quadrati è rappresentata gran parte della storia della chiesa dando vita a uno straordinario documento visivo del tardo gotico.
Chiesa di San Lorenzo. Sita nella piazza principale, fu costruita nel Seicento. Al suo interno si trova un prezioso Crocifisso trecentesco che ogni lunedì di Pentecoste viene portato in processione e richiama fedeli da tutta la zone limitrofe; molti lo attribuiscono a Giotto, ma in realtà l’autore pare sia Giovanni da Rimini. Si può ammirare anche una Madonna con Bambino del Quattrocento, una bella statua policroma lignea, ed un altrettanto ben fatto crocifisso ligneo del XVI secolo.
Palazzo Rusticucci. Chiamato il castello è una delle più belle residenze del centro; la caratteristica architettonica principale è la presenza di merlature.
Museo Pinacoteca Gualtieri “Lo splendore del Reale”. Si trova nei locali nella sede del’ ex Teatro Amintore Galli già chiesa medioevale di Sant’ Antonio Abate. Riunisce più di 40 opere di oli su tela di piccolo e grande formato.
Monte Pincio. Meta ideale per escursionisti e amanti del deltaplano e parapendio, è ricoperto da una pineta e da castagneti centenari. Avventurandosi lungo i suoi sentieri si possono scovare panorami di grande suggestione che spaziano dall’ Appennino marchigiano e tosco-romagnolo al mare Adriatico.
Fosse dell’Ambra di Talamello. Affascinanti buche scavate nell’arenaria dove avviene la sepoltura del formaggio di fossa della durata di 4 mesi.
Giardino roccioso. Parco realizzato dal recupero di una cava che viene portato come esempio per i risultati ambientali e turistici.
– PRODOTTI TIPICI
Il marrone del Montefeltro è una varietà pregiata, tipica della Comunità Montana dell’Alta Valmarecchia, inserita nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Tradizionali. Si tratta di un vero e proprio prodotto di nicchia, caratterizzato da una produzione piuttosto limitata. Il marrone si presenta come un frutto di dimensioni più grandi rispetto alla castagna, molto facile da sbucciare e ottimo per il consumo fresco. La gamma degli usi del marrone nella cucina del Montefeltro è molto ampia: oltre alle “ballotte” (lessate in acqua) e alle “caldarroste” (cotte utilizzando la tipica padella bucherellata posta sulla brace), le castagne possono trovare impiego come ingredienti di molteplici primi e secondi piatti, di dolci freschi e secchi a cui bisogna aggiungere le confetture. Al fine di promuovere e tutelare la produzione e il consumo del marrone del Montefeltro, nel 2000 è stato istituito il “Consorzio di tutela e valorizzazione della Castagna della Valmarecchia”, formato da quaranta proprietari di castagneti locali, a cui si aggiungono la Comunità Montana, i Comuni di Talamello, di Sant’Agata Feltria, di Novafeltria e di Casteldelci. Grazie alla collaborazione del Consorzio è stato possibile censire i castagneti secolari in attività: 2.000 piante da frutto su circa quaranta ettari. Obiettivi del Consorzio sono il recupero dei castagneti da frutto, la realizzazione di nuovi impianti, l’acquisto di attrezzature per la raccolta e il marketing del prodotto.
Il formaggio di fossa, nato nel XV secolo, oggi ha conquistato il palato degli italiani e si prepara alla certificazione di qualità europea. A Talamello esistono oltre 20 fosse dedicate all’infossatura del formaggio che qui prende il nome di Ambra di Talamello. Ogni estate tutte vengono ripulite e asciugate con un falò di paglia e sterpi, poi si ricoprono le pareti con un’intelaiatura di legno e canne foderata di paglia. Quindi vi si depongono forme di pecorino, vaccino o misto in sacchi di cotone bianchi, si chiude la sommità con tavole e gesso per tre mesi. La sfossatura del formaggio vien festeggiata da oltre 20 anni con una fiera enogastronomica interamente dedicata all’Ambra di Talamello. Durante la sagra si può apprezzare il sapore dolce e leggermente piccante del formaggio. L’Ambra di Talamello si presenta di diversi colori (dal giallo paglierino al nocciola) e di pasta chiara e morbida. Questo formaggio va sempre servito su preparazioni calde o comunque a temperature ambiente. Altre sue caratteristiche possono essere l’aroma di fungo, di castagna lessa o sentore di cantina, di telo e di chiuso, che perde comunque al primo boccone.
E’ definito un formaggio da meditazione, da assaporare poco per volta, masticandolo lentamente. Oltre che grattugiato e saltato in padella con paste e gnocchi, può essere gustato anche con la confettura di fichi e il miele, che ne smorza la forza senza disperderne l’aroma.
– EVENTI
Fiera delle castagne della Valmarecchia (seconda domenica di ottobre). La festa è dedicata al marrone del Montefeltro, una pregiata varietà tipica della zona inserita nel Elenco Nazionale Dei Prodotti Tradizionali. La presenza dei castagneti secolari (2000 piante su circa 40 ettari) ne attesta la coltivazione fin dal medioevo grazie alla presenza di ordini monastici. Alla fiera si possono gustare le “ballotte” (lessate) e le “caldarroste” (alla brace) ma anche dolci, focacce, primi e secondi piatti di cui i marroni sono ingredienti basilari.
Fiera del formaggio di fossa (seconda e terza domenica di novembre). Da decenni è la fiera più rappresentativa delle colline riminesi. E’ nata per valorizzare l’ambra di Talamello, nome attribuitole da Tonino Guerra. Le forme vengono fatte riposare e maturare in fosse di roccia arenaria su cui sorge il paese. Dopo tre mesi di stagionatura vengono messe in vendita. Ogni anno si festeggia un prodotto italiano di qualità che viene gemellato con l’ambra.
– COME ARRIVARCI
Dista 48 km da Misano Adriatico, circa un’ora di auto. Un piccolo paese che ha perso parti del suo territorio, ma che non ha mai perso la storia e la tradizione.
Un consiglio? Recatevi nelle botteghe o dai produttori del paese, per acquistare i loro prodotti tipici: vi lascerete conquistare dai mille sapori contrastanti che questa terra ci può offrire.
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